Ci sono degli adempimenti di cui doversi preoccupare anche per i contratti di comodato d’uso gratuito: la guida dell’Agenzia delle Entrate.
Un genitore che concede a un figlio un appartamento in comodato d’uso deve preoccuparsi anche della registrazione del contratto, anche se non è previsto affitto? Il comodato d’uso è regolato dall’articolo 1803 del Codice Civile. Tale articolo definisce questa fattispecie come quel contratto con cui una parte consegna all’altra un bene (che può essere mobile o immobile) per un utilizzo determinato. Ovviamente con l’obbligo di restituirlo dopo l’uso.

Di base, il comodato d’uso è gratuito: un affitto senza affitto, insomma. Ma ciò non significa che il rapporto fra cedente e beneficiario non sia regolato da alcune formalità. Secondo la normativa vigente e come confermato dall’Agenzia delle Entrate in una recente nota, se il contratto è verbale, in teoria, non è obbligatoriamente prevista una registrazione. Ciononostante, è sconsigliato in caso di immobili procedere senza alcun tipo di registrazione. Anche perché, un contratto puramente verbale non offrirebbe alcun tipo di tutela legale in caso di controversie.
Se si vuole procedere con una scrittura, la registrazione è obbligatoria, anche se il comodato d’uso avviene tra parenti. E anche nel caso in cui non ci sia alcun corrispettivo economico. La registrazione, come spiega l’AdE, può essere fatta online tramite il servizio Modello RAP. Un modello messo appunto a disposizione dall’Agenzia delle Entrate sul suo sito. A tale modello vanno allegati alcune carte: una copia del contratto firmato, documenti accessori (come planimetrie e inventari) e le carte d’identità delle parti.
Comodato d’uso: come funziona la registrazione del contratto e perché andrebbe sempre fatta
Bisogna mettersi innanzitutto al riparo dal rischio di controlli incrociati da parte del fisco. Se, per esempio, il figlio risulta residente in un immobile di proprietà del genitore, ma non c’è alcun contratto registrato, l’AdE potrebbe sospettare un uso non autorizzato o addirittura un affitto in nero. Inoltre, la registrazione è necessaria per avere alcune agevolazioni fiscali, come per esempio l’IMU ridotta per immobili concessi in comodato ai parenti stretti.

In generale, si rischiano sanzioni per omessa registrazione, anche se la cessione avviene fra parenti. Sanzioni che, proprio recentemente, sono state inasprite dal D.Lgs. 81/2025. Quindi il genitore vuole concedere l’uso dell’appartamento al figlio, è sempre consigliato redigere un contratto scritto e registrarlo. Il costo da affrontare è gestibile: si paga l’imposta di registro fissa di 200 euro con l’eventuale bollo.
Insomma, anche se il contratto di comodato è gratuito, secondo l’AdE, la registrazione può essere obbligatoria in base alla forma del contratto. Se il contratto è scritto va registrato obbligatoriamente entro trenta giorni dalla data di stipula. Invece, se il contratto è verbale la registrazione è obbligatoria solo se viene enunciato in un altro atto soggetto a registrazione, come per esempio in un contratto di locazione o in una dichiarazione notarile. La registrazione può essere fatta sia dal comodante che dal comodatario.