Un percorso tra reperti inquietanti e intuizioni storiche: il museo che racconta la nascita della criminologia con l’eredità di Lombroso.
Non è un museo come gli altri, sia chiaro. Qui non si trovano quadri da ammirare o statue da contemplare, ma vetrine che custodiscono storie oscure, spesso difficili da guardare. Siamo a Torino, dove il Museo di Antropologia Criminale – conosciuto anche come Museo Lombroso – apre le porte a un viaggio nel lato più controverso della scienza.

La sua origine risale alla seconda metà dell’Ottocento, quando Cesare Lombroso, medico e antropologo, ebbe un’idea alquanto ambiziosa: cercare di spiegare il comportamento criminale attraverso lo studio dei tratti fisici. Non un compito da poco, certo, ma utile per capire quanto quella ricerca abbia inciso sullo sviluppo degli studi successivi. Al tempo stesso affascinante per chi vuole davvero immergersi nella mente criminale.
Teorie, quelle mostrate, oggi superate e criticate, ma che non vanno in alcun modo dimenticate, visto che hanno dato una spinta a un percorso che ancora oggi, come allora, ha il compito di cercare giustizia e verità. Queste sale contengono il laboratorio di un’epoca che oscillava tra scienza, pregiudizi e desiderio di comprendere il crimine. Non ci sono risposte semplici, piuttosto una collezione di oggetti che mostrano come è nata l’arte delle indagini e quanto fosse sottile il confine tra ricerca e suggestione.
Un museo che inquieta e affascina
Il museo Il museo di antropologia criminale si trova a Torino, in via Pietro Giuria 15, all’interno del Palazzo degli Istituti Anatomici. La raccolta del Museo Lombroso comprende oltre 4000 reperti: crani, cervelli, strumenti di misurazione, fotografie, lettere di criminali e oggetti legati a casi celebri. Materiali che raccontano la ricerca di Lombroso, quella a cui lui ha dedicato l’intera vita, ma anche la storia sociale e giudiziaria di un’Italia che cercava di dare un volto al crimine. Letteralmente.

In questo percorso colpisce soprattutto il metodo che Lombroso mise al centro dei suoi studi: l’osservazione dei tratti fisici, usata per tentare di individuare caratteristiche comuni tra i criminali. Una teoria oggi superata, ma che rappresenta una parte essenziale della storia della criminologia e del dibattito scientifico di fine Ottocento basato sui pregiudizi.
Il biglietto costa 5€ intero e 3€ ridotto (studenti, over 65, gruppi), con possibilità di abbonamenti o ingressi cumulativi con gli altri musei del complesso. Una spesa tutto sommato irrisoria visto il bagaglio culturale che offre. L’apertura è generalmente dal martedì al sabato, con orari che possono variare in base alle mostre temporanee e alle iniziative speciali.
Dentro queste sale si incontrano le intuizioni e gli errori di Lombroso, ma anche le radici dell’investigazione moderna. Perché visitarlo? Perché, come già anticipato, non è solo un’esposizione museale, ma un’esperienza che porta a riflettere su come sia cambiata la percezione del crimine e del criminale e di come le teorie, anche quelle rivelatori errate, non vanno dimenticate.