Affacciato sul Golfo di Trieste, Miramare doveva essere una favola d’amore, ma la sua vera storia è un colpo al cuore.
Poco fuori dal centro di Trieste, su un promontorio che si tuffa nel mare, si erge il Castello di Miramare. Visto da lontano sembra la copertina perfetta di un libro romantico. E in effetti era proprio questo il piano. Nella sua facciata si possono ammirare mura bianche che brillano al sole, un parco che scivola fino all’acqua, terrazze da cui lo sguardo corre fino all’orizzonte. Ma come spesso accade, dietro le favole da mille e una notte, si nascondono storie ben più complicate. Talvolta tutt’altro che rosee.

Siamo alla metà dell’Ottocento. L’arciduca Massimiliano d’Asburgo, fratello dell’imperatore Francesco Giuseppe, si innamora di un angolo di costa triestina e decide di costruirci la sua residenza. Un castello da condividere con la moglie, Carlotta del Belgio: elegante, colta, innamorata. Un progetto di vita, non solo di pietra. Per anni seguono i lavori, scegliendo personalmente arredi, stucchi, decorazioni. Nel 1860 il sogno è pronto. Ma il destino ha già pronto un cambio di sceneggiatura.
Miramare, il castello testimone di amore interrotto per sempre
Il castello è appena terminato quando Massimiliano riceve una proposta che non riesce a rifiutare: diventare imperatore del Messico. Un incarico rischioso, figlio di intrighi politici e promesse che suonano troppo belle per essere vere. Parte, con la promessa di tornare presto a Miramare. Non tornerà mai. Nel 1867 viene catturato e fucilato a Queretaro.
Carlotta, devastata dalla notizia, scivola lentamente nella follia. Per il resto della vita vive tra Belgio e Italia, prigioniera di un dolore che non si dissolve, convinta in certi momenti che Massimiliano sia ancora vivo. Miramare non la rivedrà mai.

Trascorse il resto della vita tra castelli e residenze in Belgio e in Italia, assistita da personale e familiari, fino alla morte nel 1927, a 86 anni, per cause naturali legate all’età avanzata.
Oggi chi entra nelle sue sale trova tutto quasi com’era allora: mobili originali, ritratti, libri, tappeti consumati. Ogni stanza è un frammento della loro vita interrotta. E fuori, un parco di 22 ettari accompagna fino al mare, tra piante rare, scalinate e terrazze che sembrano fatte apposta per aspettare qualcuno che non arriverà mai.
Gran parte dei mobili, tendaggi, oggetti e persino le stoviglie sono ancora oggi quelli scelti da Massimiliano e Carlotta. Questo lo rende uno dei pochi castelli italiani che conserva ancora l’atmosfera autentica di metà Ottocento. Curioso se si pensa che durante la Seconda guerra mondiale fu requisita dalle truppe tedesche, e poi utilizzata come sede del comando britannico.
Ad ogni modo, visitare Miramare è un’esperienza da fare almeno una volta nella vita, ma porta con se una sensazione strana: la bellezza c’è, ovunque, ma è una bellezza che non riesce a liberarsi da una nota di malinconia. Forse è proprio questo a renderlo unico: un castello da fiaba, sì, ma con dentro una delle storie d’amore più tristi che l’Italia abbia mai conosciuto.