Il Borgo di San Leo è circondato da una leggenda oggi famosissima: qualcuno visse all’interno delle sue mura come prigioniero.
Nonostante l’estate sia agli sgoccioli, il tempo ancora permette di trascorrere giornate all’aperto, magari visitando un posto tanto desiderato o facendo lunghe passeggiate in spazi immersi nella natura. L’Italia oggi è considerato uno dei Paesi più belli del mondo, non a caso ogni anno sono milioni le persone che arrivano, soprattutto durante il periodo estivo, per visitare i suoi paesaggi e le sue tantissime architetture.

Tra i posti maggiormente frequentati e che, a prima vista, catturano l’attenzione ci sono i borghi. Si tratta di un centro abitato di grandezza media, che ha una certa importanza, dove spesso l’agricoltura prevale. Non raramente questo termine viene usato anche per indicare un spazio abitato fuori dalle mura di una città. Ogni borgo ha una sua storia e tutti meritano di essere visitati almeno una volta. C’è un borgo, in particolare, che presenta un’enorme fortezza, dove in passato- si dice- fu imprigionato un uomo.
Borgo di San Leo, cosa racconta la storia: qui ha trascorso gli ultimi suoi giorni di vita
Il Borgo di San Leo è un meraviglioso gioiello, che si trova nel cuore della Romagna. Appartiene al Medioevo e offre panorami bellissimi e una storia molto particolare, legata alla sua fortezza. Si dice che qui ha vissuto gli ultimi giorni della sua vita Giuseppe Balsamo, meglio noto come il Conte di Cagliostro, un alchimista e occultista famoso. Si narra che quest’ultimo sia arrivato nella rocca come prigioniero.

Fu accusato di essere un truffatore e uno stregone, e per questo fu rinchiuso nelle celle dell’imponente struttura. Non si sa come il conte abbia vissuto quei giorni, ma secondo la leggenda in quelle segrete cercò di trovare l’elisir di vita eterna. Non si hanno comunque certezze sull’identità del nobile, le uniche informazioni provengono dalle cronache del tempo che lo descrivono come un perfetto truffatore e un finto alchimista. Secondo quanto raccontato fondò una loggia massonica e sembra che fu proprio la massoneria ad incastrarlo.
Alla fine del diciottesimo secolo fu preso prigioniero e visse nella cella detta Pozzetto, che presentava una botola sul soffitto da dove gli veniva offerto cibo e acqua. Si dice, infine, che in quello spazio piccolo perse il senno, fino a quando la morte non lo portò via. Probabilmente morì a causa di un ictus, nel 1795. Fu seppellito senza una bara e dopo un po’ di tempo alcuni mercenari ritrovarono il corpo e- si narra- che ne conservarono alcune spoglie come reliquie.