La tecnologia ha sviluppato ferri da stiro con sistemi anticalcare, filtri, cartucce… ma nessuno ha ancora inventato un modo rapido per pulirli.
I primi a usare il calore per stirare i vestiti sono stati i cinesi, intorno al 200 d.C.; si trattava di un contenitore in bronzo riempito di brace, con manico in legno per non scottarsi.
Solo nel 1891 con Henry Seeley è poi arrivato il primo ferro elettrico. Il ferro a vapore è arrivato cento anni fa, nel 1926. La situazione è curiosa. Con la tecnologia attuale riusciamo a mandare le sonde su Marte e a programmare robot, ma non riusciamo a immaginare e a dar forma a uno strumento più comodo del ferro da stiro.
Nelle case, si continua a usare uno strumento ostinatamente analogico. Un aggeggio con piastra, manico, vapore. E i gesti sono sempre gli stessi. Uguali a quelli che poteva compiere una donna cinese nel 200 d.C., ovvero far pressione, usare il calore e armarsi di pazienza.
La scomodità riguarda anche la manutenzione. Il ferro va pulito, per eliminare il calcare. Insomma, il carbonato di calcio che si forma quando l’acqua dura (cioè ricca di sali minerali) viene riscaldata, continua a essere un problema. Il vapore è il mezzo con cui il calcare si deposita nelle cavità interne del ferro, ostruendo i condotti e rovinando la piastra. E non solo. Quando c’è calcare nel ferro è impossibile evitare le macchie bianche sui vestiti appena stirati.
Ogni tot mesi, chi stira è quindi abituato a intervenire. Il metodo casalingo assomiglia a una purga. Si usano aceto, acqua distillata e prodotti anticalcare. In realtà, ci sono anche altri metodi per pulire il ferro. C’è per esempio chi usa l’acido citrico. Il procedimento più funzionale per la pulizia regolare e la rimozione del calcare dalla piastra deve però essere condotto in modo scientifico.
Si parte lavorando con il ferro freddo. Si inumidisce un panno morbido con abbondante aceto bianco e poi lo si passa su tutta la superficie della piastra per eliminare lo sporco e intervenire sui segni delle bruciature. Con uno spazzolino da denti, sempre intinto nell’aceto, si lavora sui fori del vapore, insistendo su quelli ostruiti. Le setole devono penetrare nei condotti.
Quindi, si lascia agire l’aceto. Per quanto tempo? Diciamo, per almeno due ore. A questo punto si può accendere il ferro e si fa uscire il vapore. Se lo spazzolino è stato usato correttamente, le incrostazioni di calcare dovrebbero essere espulse. Arriva poi il momento di eliminare il calcare dall’interno della caldaia. Si lavora ancora con lo spazzolino intriso di aceto. Bisogna insistere sul beccuccio del serbatoio della caldaia e su tutte le parti esterne che presentano incrostazioni. Quindi si mette qualcosa all’interno della caldaia. La ricetta da usare è questa: due cucchiai di aceto bianco e dell’acqua distillata sufficiente per poi innescare la vaporizzazione. Infine, si lascia uscire la soluzione dal ferro sotto forma di vapore fino a completo esaurimento del liquido interno al serbatoio.
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