Esiste un castello in Italia con scale che non portano da nessuna parte e stanze progettate per alterare la percezione.
Quando si viaggia nel Belpaese, è facile imbattersi in luoghi storici che sembrano fatti per incantare. E poi ci sono posti come questo, dove l’obiettivo è un altro: disorientare chi vi entra. Una trappola? In un certo senso sì. Non per rapire, ma per spingere il visitatore a capire il significato di un luogo che è magico tanto nell’estetica quanto nel simbolismo.

E a quel significato ci arriveremo. Prima, però, bisogna sapere che qui può capitare di imboccare scale che si interrompono nel vuoto, corridoi che girano su sé stessi, prospettive che ingannano l’occhio e fanno perdere il senso dell’orientamento.
Non è un effetto casuale, ma il frutto di un progetto preciso del conte Cesare Mattei e, più tardi, dell’architetto Tomaso Buzzi. Due visionari che hanno fuso stili moreschi, gotici e rinascimentali in un unico labirinto simbolico. Al visitatore non resta che capire se stai guardando un arco o un portale, se la scala sale o scende, se la luce che filtra è reale o riflessa.
Il castello Rocchetta Mattei, un labirinto di simboli e illusioni ottiche
Ci troviamo a Rocchetta Mattei, a Grizzana Morandi, in pieno Appennino bolognese. Ogni dettaglio di questa villa costruita a metà ‘800 aveva un significato: le scale che finivano nel vuoto parlavano di percorsi da lasciare, i corridoi che tornavano indietro erano avvertimenti sulle strade sbagliate, i giochi di luce erano messaggi nascosti per chi sapeva fermarsi a osservare.

Il conte Cesare Mattei la voleva come casa, ma anche come quartier generale della sua medicina alternativa, l’elettromeopatia. In queste sale riceveva pazienti da tutta Europa – nobili, politici, artisti – e li curava con rimedi che dividevano l’opinione pubblica ma alimentavano la sua fama. Dopo la sua morte, l’architetto Tomaso Buzzi aggiunse nuovi ambienti, con lo scopo di accentuare il carattere labirintico e visionario della struttura.
Per anni era un luogo di ricerca e di incontro, metà clinica e metà salotto culturale, fino a quando il tempo e l’abbandono la facevano cadere nel silenzio. Oggi, dopo un lungo restauro, la Rocchetta è tornata ad accogliere visitatori.
Da Bologna ci si arriva in auto lungo la SS64 Porrettana, con parcheggio a pochi passi. Le visite sono solo guidate, su prenotazione, nei weekend e nei festivi, e portano dal Cortile dei Leoni alla Cappella, fino alle terrazze panoramiche che si affacciavano – e si affacciano ancora – su colline che sembrano dipinte. Non era solo una gita: era un’esperienza che faceva perdere l’orientamento, proprio come voleva il suo creatore, e che lasciava la sensazione di essere appena usciti da un sogno.