Crollo pensioni anticipate, nel primo semestre 2025 oltre 20mila uscite in meno: ecco cosa sta accadendo e quale fattore sta influendo così tanto.
Nel primo semestre del 2025 si registra un deciso crollo delle pensioni anticipate: secondo i dati pubblicati dall’Inps nel consueto Monitoraggio dei flussi di pensionamento, il numero delle pensioni anticipate liquidate è stato pari a 98.356, in calo del 17,3% rispetto allo stesso periodo del 2024, quando erano state 118.550.

Pensioni anticipate, l’INPS annuncia il crollo: cosa sta accadendo – lacasamadre.it
Un dato che colpisce non solo per l’entità della diminuzione, ma anche per il contesto in cui si inserisce: il metodo di calcolo contributivo appare sempre più penalizzante, rendendo meno vantaggioso il ricorso all’anticipo pensionistico rispetto alla pensione di vecchiaia.
Nel 2024, le pensioni anticipate liquidate in totale erano state 224.392, a conferma di un trend che oggi sembra essersi bruscamente interrotto. La causa principale di questo crollo delle pensioni anticipate sembra essere legata non tanto a un cambiamento nella platea degli aventi diritto, quanto all’effetto disincentivante del calcolo contributivo pieno, soprattutto per chi ha carriere discontinue o redditi medio-bassi.
Perché stanno calando le pensioni anticipate nel 2025: le cause principali
Il forte crollo delle pensioni anticipate nel 2025 non è un evento isolato o casuale, ma il risultato di una serie di cambiamenti strutturali e normativi che stanno modificando in profondità il sistema previdenziale italiano. L’accesso alla pensione prima dell’età di vecchiaia sta diventando sempre più difficile, scoraggiando molti lavoratori.

I motivi sono sia economici che legati all’evoluzione delle norme, con un impatto concreto sugli importi percepiti e sulla sostenibilità delle scelte di uscita anticipata. Ecco i principali fattori che stanno contribuendo a questo trend:
- Metodo contributivo puro per molti lavoratori, che penalizza chi esce prima dell’età canonica, riducendo in modo sensibile l’importo mensile della pensione. Questo meccanismo, pensato per garantire sostenibilità al sistema, di fatto disincentiva le uscite anticipate, soprattutto per chi ha carriere meno continue o redditi bassi.
- Assenza di nuovi strumenti flessibili di uscita anticipata dopo Quota 100 e Quota 103, che lasciavano margini di manovra oggi sempre più ristretti.
- Maggiore consapevolezza dei lavoratori sull’importo futuro dell’assegno previdenziale, anche grazie a simulazioni online e buste arancioni, che li portano a rimandare l’uscita per non subire decurtazioni pesanti.
- Mancanza di incentivi economici reali per l’uscita anticipata, che rendano attraente l’abbandono del lavoro prima del termine naturale.
In particolare, l’effetto del calcolo contributivo incide sulla decisione del lavoratore, che preferisce posticipare l’uscita per accumulare contributi e aumentare l’importo della pensione. Il crollo delle pensioni anticipate è anche un segnale per la politica: senza misure che rendano sostenibile e accessibile l’uscita dal lavoro prima dei 67 anni, sempre più lavoratori sceglieranno di restare attivi, anche a discapito della salute o della produttività. Il dato dei primi sei mesi del 2025 evidenzia una tendenza che potrebbe portare a un calo annuale ancora più marcato rispetto al 2024. In conclusione, il crollo delle pensioni anticipate nel 2025 è una sfida per il sistema previdenziale, che dovrà ripensare le sue regole per rispondere in modo più equo ai bisogni dei lavoratori.