Il tasso di inflazione è alle stelle. E questo è un fatto. Come prevedono le norme di legge, gli stipendi e le pensioni dovrebbero essere annualmente adeguate al costo della vita. Purtroppo l’inflazione arriva sempre prima, e nell’attesa degli aumenti gli stipendi e le pensioni diventano delle coperte troppo corte. Ciò significa che la media dei cittadini arranca per arrivare a fine mese rincorrendo i prezzi più bassi per spesa, utenze ed acquisti vari.

Il caro vita ha toccato anche i beni non necessari ma essenziali per gli italiani quali ad esempio le vacanze ed i viaggi, che nonostante i low cost diventano sempre più proibitivi. Ad accendere nuovamente la cronaca economica sul tema pensioni arrivano le notizie degli adeguamenti delle cifre a partire dal primo gennaio 2026. Il governo stesso ha varato ed approvato le modifiche.
Pensioni 2026, come variano gli importi
Nel 2026 tutte le pensioni aumenteranno come effetto del caro prezzi. Al momento l’Istituto nazionale di statistica stima il tasso di inflazione tra l’1,6 per cento e l’1,8 per cento, una cifra inferiore all’anno precedente, dove la percentuale arrivava al 2,1 per cento. Nonostante ciò, gli aumenti delle pensioni sono ancora sulla carta e non sul conto in banca.

Cosa che cambierà dal primo gennaio 2026? Per quanto riguarda le pensioni ordinarie sono state già pubblicate le tabelle. Coloro che hanno una pensione non superiore a quattro volte la minima, cifra stabilita per legge, riceveranno il 100 per cento della perequazione, ovvero l’1,8 per cento in più sull’assegno mensile, pari esattamente alla stima massima del tasso di inflazione.
Percentuale che scende per le pensioni che raggiungono le cinque volte la cifra minima. Si deve calcolare il 90 per cento del tasso di inflazione, dunque un aumento dell’1,44 per cento. E da lì più sale la cifra mensile e meno sarà l’aumento in termini percentuali. Le pensioni minime e quelle di invalidità avranno lo stesso trattamento. Negli ultimi anni la perequazione è stata alta a causa dell’aumento esponenziale del tasso di inflazione che ha raggiunto delle vette fino all’8,1 per cento a causa delle guerre e dei disordini politici internazionali.
In definitiva, l’aumento dell’assegno pensionistico è senza dubbio una buona notizia. Anche se più che aumento sarebbe corretto parlare di adeguamento. L’assegno mensile cresce pari passo con l’aumento del costo della vita, dunque a conti fatti non ci si aspetta un miglioramento del menage economico familiare, ma un “non peggioramento”.