Poste Italiane può reclamare la restituzione di soldi contattando i titolari di alcuni buoni fruttiferi. Cosa sta succedendo.
Prima di allarmarsi, bisogna inquadrare bene il contesto e la natura della richiesta di Poste Italiane. Una richiesta attiva di pagamento ai danni di clienti suonerebbe alquanto strana. Ma tale mossa potrebbe essere intesa come valida sé accompagnata da una motivazione chiara e giustificata.

E, in effetti, Poste Italiane ha aver già inviato delle lettere o delle comunicazioni via raccomandata per invitare alcuni titolari di buoni fruttiferi a restituire somme legate ai buoni stessi.
In passato, per esempio, i titolari di alcuni buoni sono stati contattati per il ricalcolo degli interessi. Ed essendo il ricalcolo negativo per i sottoscrittori del buono, Poste ha chiesto la restituzione di soldi.
Sempre in passato ci sono stati casi di errore di indicizzazione o di interpretazione del rendimento. E, di nuovo, i titolari di alcuni buoni fruttiferi sono stati chiamati a restituire parte del guadagno non spettante. In altri casi, la richiesta di Poste Italiane nasce da una contestazione su somme già liquidate in eccesso.
Il mese scorso, per esempio, non pochi risparmiatori hanno scoperto di essere debitori nei confronti di Poste Italiane. Tutto ciò in base a delle richieste di rimborso partite dalla società e indirizzate ad alcuni sottoscrittori di buoni postali indicizzati del 2015. I buoni coinvolti nella spiacevole situazione appartengono alla serie J47, emessa a partire da marzo 2015.
Poste Italiane chiede i soldi indietro ai sottoscrittori dei buoni fruttiferi: perché?
Naturalmente, a marzo 2025, essendo il buono decennale, tantissimi titolari hanno ricevuto il rimborso alla scadenza. Alcuni di questi, senza accorgersene, hanno però ottenuto un rimborso con interessi maggiorati. Non per generosità di Poste, ma a causa di un errore tecnico nell’applicazione dei coefficienti di indicizzazione apportati dalla Cassa Depositi e Prestiti.

Poste si è accorta del fatto ed è intervenuta inviando delle raccomandate a i sottoscrittori di buoni 2015 serie J47. Nelle raccomandate in questione Poste Italiane ha chiesto la restituzione delle somme eccedenti. E con un preavviso davvero misero: di appena nove giorni!
Quanti soldi? In alcuni casi, Poste ha chiesto più di 6.000 euro. Ma, in media, il rimborso richiesto è stato di circa 1.000 euro. Ne è nato ovviamente un contenzioso. Le associazioni di consumatori invitano i sottoscrittori dei buoni a non versare la cifra richiesta prima di ulteriori chiarimenti. Poste, invece, sostiene di agire in base a una clausola contrattuale che consente lo storno di somme accreditate per errore.
Al di là delle tempistiche troppo strette per il rimborso, sono sorti vari dubbi sulla legittimità della clausola di compensazione. Da un punto di vista tecnico, infatti, le somme derivano da titoli esigibili, non da bonifici errati.
Tante persone, dovendo pagare in pochi giorni più di 6.000 euro, potrebbero andare in rosso e finire nei guai. Ecco perché conviene ragionare. Chiedendo magari un piano di rientro rateale o una proroga dei termini.