Pino Pascali

Annali delle Arti

06.05.2004 - 18.07.2004

a cura di Achille Bonito Oliva |Angela Tecce| Livia Velani
Annali delle Arti

Pino Pascali

Considerato una delle figure centrali della scena artistica degli anni Sessanta, Pino Pascali [Bari, 1935 – Roma, 1968] conosce una carriera folgorante, che culmina nella sala personale alla Biennale di Venezia del 1968, pochi mesi prima della sua prematura scomparsa.
A lui la Regione Campania dedicata la quarta edizione della rassegna Annali delle Arti, esponendo in Castel Sant'Elmo a Napoli circa quaranta opere provenienti dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma e da collezioni pubbliche e private, alle quali si aggiunge una selezione di disegni, bozzetti per la pubblicità e filmati delle sue performance. Obbiettivo della retrospettiva, curata da Achille Bonito Oliva, Angela Tecce e Livia Velani, è offrire un'ampia panoramica della poliedrica attività dell’artista. All'interno di questa concezione dell’arte come continua invenzione, la ricerca di Pascali reinterpreta immagini, oggetti e parole della vita quotidiana, sottraendoli alla loro ordinaria funzione d’uso per conferirgli nuova vita e nuovo senso. Animato da una visione surreale e ironica della realtà, Pascali cambia la percezione delle cose, abbinando ad esse parole atte a provocare un continuo slittamento di significato. Accade così che, come un bambino, crei giocattoli di guerra fatti di tubi di scappamento e materiali di recupero (Contraerea e Cannone “Bella Ciao”, 1965, coll. priv., Roma); con le setole delle scope crea bruchi multicolori (Bachi da setola, 1968, coll. priv.); realizza in tela centinata “finte sculture”, monumentali e leggere come scenografie, dalle sembianze di Ruderi romani (1965) da cartolina o mastodontici animali preistorici e marini (1966-67). La sua solarità mediterranea si riflette negli Attrezzi agricoli (1968) in legno con terra e fieno esposti accanto al cemento dei Lavori in corso (1967) o nei 32 mq di mare (1967, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma) ricreati in 30 vasche d’alluminio colme d’acqua colorata secondo tutte le gradazioni azzurre del mare.
Da questo crogiolo d'invenzioni compiute attraverso i materiali più diversi, finanche gli elementi della natura, Pascali semina una nuova idea di “arte ambientale”, aprendo la stagione dell’arte povera.