Jannis Kounellis

Già nei primi lavori, eseguiti negli anni immediatamente successivi al trasferimento a soli venti anni a Roma dalla natia Grecia, tra il 1957 ed il 1958, risulta evidente una tensione tra la ricerca di un’identità storica e poetica e la volontà di rompere con lo status quo attraverso un’apertura ed un’immissione del quotidiano con l’energia deflagrante delle sue contraddizioni. La prima esposizione di Kounellis ha luogo nel 1960 presso la Galleria La Tartaruga. Nei dipinti di quel periodo delinea parole, lettere, numeri, segni direzionali che campeggiano su superfici monocrome accogliendo i segnali visivi del contesto urbano nell’ambito dei linguaggi pittorici. I quadri, dipinti direttamente sul muro su sottili lenzuoli di cotone come opere calligrafiche, assumevano nella loro duttile levità ed agilità una dimensione ambientale e sensoriale a tutto tondo, tanto da essere talvolta indossati o cantati dall’artista nel suo studio: un ulteriore passo per uscire da una formalizzazione convenzionale ed entrare nella pittura con tutte le facoltà e le potenzialità del corpo, un obbiettivo che attraverserà tutta la sua carriera. Nel 1968 partecipa alla rassegna “Arte Povera + Azioni Povere” presso gli Antichi Arsenali di Amalfi. Nel 1969 presenta la celebre opera con dodici cavalli vivi alla Galleria L’Attico di Roma ed espone alla mostra “Arte Povera” alla Galleria La Bertesca di Genova. Inizia a creare grandi installazioni utilizzando elementi naturali oppure oggetti che rimandano al quotidiano come persone vere e animali vivi, pietre, piante grasse, caffé in polvere, lana cardata, sacchi di juta vuoti o riempiti di granaglie, il fuoco sprigionato da fiamme ossidriche, frammenti di copie di sculture classiche, lampade al petrolio, mensole di ferro e binari. La lettura dell’insieme che viene a formarsi non è né letterale, né narrativa, ma piuttosto indica contemporaneamente la concretizzazione di un’idea e la conseguente costruzione di un’immagine che interviene nella frattura tra storia e rappresentazione, tra totalità e frammento. Particolarmente fecondo il rapporto tra l’artista e la città di Napoli, dove sin dal 1969 ha realizzato lavori importanti presso la galleria di Lucio Amelio (le opere più significative. oggi conservate in collezioni di grande prestigio internazionale, sono riproposte in mostra) e in spazi pubblici, come a piazza Plebiscito nel 1996, a via Ponte di Tappia nel 1998 e nel museo MADRE nel 2005. Fin dall’inizio realizza anche progetti e scenografie per il teatro. Nelle installazioni più recenti ricorrono mobili e oggetti d’uso comune, che dispone in allestimenti di scala monumentale. Kounellis è tra gli artisti italiani quello che ha esposto più frequentemente nei più importanti musei del mondo. Ha partecipato per sette edizioni alla Biennale di Venezia a partire dal 1972 e a Documenta a Kassel nel 1972 e nel 1982. Tra le esposizioni più recenti, si ricordano quella al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris nel 1980, al Museum of Contemporary Art di Chicago, allo Stedelijk Museum di Amsterdam nel 1990, al Museo Nacional Centro Reina Sofia di Madrid nel 1996, al Ludwig Museum di Colonia nel 1997 e al Museo Pecci di Prato nel 2002.