Canevari

dal 10 marzo 2016

A cura di Eduardo Cicelyn

nascondere, cancellare, azzerare l'idea stessa dell'arte come espressione, rinunciare con estrema cura e molta pazienza alle possibilita’ metamorfiche del linguaggio, ostacolare il desiderio degli spettatori, spegnere lo sguardo, sospendere i giudizi: tutto questo lavoro del negativo si mostra nelle opere piu’ recenti di paolo canevari. con la serie di monumenti alla memoria (dal 2011), una teoria di quadri neri ricavati da un campionario di geometrie che hanno a che fare con l'arte e l'architettura, la necessita’ di una separazione radicale del manufatto artistico dal contesto vissuto e’ in effetti un dato acquisito. deposti gli strumenti e i materiali come le camere d'aria, i pneumatici, le tecniche vecchie e nuove, disegno e video, canevari si domanda se sia possibile definire diverse regole di pensiero nei confronti dell'arte, elaborando per conto proprio una fisiognomica della cosa artistica che sottopone a innumerevoli prove. questo e’ il suo modo perverso di azzerare i suggerimenti e le modalita’ tecniche della rappresentazione: che siano gli spettatori a determinare il senso, se ne hanno davvero intenzione e bisogno. in fondo l'arte non e’ che la sua enunciazione formale, una calligrafia in cui ritrovare il piacere sensuale della sottomissione a un ordine precostituito, autoproducentesi all'infinito. cancellando dal lavoro tutti i riferimenti mondani, canevari cerca e incontra l'essenza di un'iconografia tradizionale, benche’ ogni possibile figurazione anneghi nelle tele nere dei monumenti, vuoto simulacro metafisico di afflati soggettivi e intimisti. ma nei nuovi lavori napoletani avviene un'alterazione, uno sviamento; dalle sagome maestose o minute che siano vediamo ora staccarsi superfici piu’ leggere che fremono e s'increspano sotto la mano dell'artista. queste superfici che emergono dal fondo in un rimando scultoreo sono in polietilene, la nera materia plastica che avvolge le balle dell'immondizia come un gigantesco sudario. cio’ che affiora e’ la premeditazione concettuale di un'etica in forma di ipotesi artistica: come non avvertire anche le flatulenze ribollenti della politica delle ecoballe campane e il dolore e l'impazienza di una intera comunita’ in balia di architetture effimere e mortifere? nella cornice monumentale dell'arte tutte le forme di vita tornano ad agitarsi in un teatro barocco di pieghe su pieghe, linee su linee, archi su archi. ed e’ solo un gioco di luci e di ombre quello che estrae molteplici immagini da un magma di percezioni indefinite, prese dalla storia dell'arte, ma non per questo meno reali dei pregiudizi fabbricati sotto i riflettori altrettanto luminosi dei media. enfatizzando l'iconografia tradizionale di segni votati alla piu’ radicale inespressivita’, in un linguaggio di pura astrazione, l'opera napoletana di canevari con un gesto poetico si riaffaccia sul mondo vissuto, che non e’ paesaggio famigliare e sfondo nature ma fondo oscuro, nera luccicanza di tutta la storia, di tutta l'arte, patrimonio di una moltitudine, fardello di ciascuno.

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