Michelangelo Pistoletto

Pistoletto inizia a dedicarsi alla pratica artistica nello studio del padre, pittore e restauratore di quadri antichi e in seguito frequenta la scuola di grafica pubblicitaria diretta da Armando Testa a Torino. Nella seconda metà degli anni cinquanta incentra la propria ricerca sull’autoritratto, realizzando nel 1961 la serie di quadri intitolata Il presente, dove la figura è dipinta su un fondo nero reso riflettente da uno strato di vernice trasparente. Nel 1962 mette a punto la tecnica del riporto fotografico su carta velina applicata su lastra di acciaio inox lucidata a specchio, con la quale realizza quadri specchianti che includono direttamente nell'opera la presenza dello spettatore, l’ambiente circostante e la dimensione reale del tempo presente. L’immagine fotografica, a grandezza naturale, si confonde con l’immagine reale riflessa, creando interazione e continuità tra reale e virtuale. I quadri-specchio realizzano l’ideale di una pittura oggettiva, capace di doppiare la realtà, e dinamica, realizzando concretamente l’assunto fondamentale dell’avanguardia futurista. Esposti per la prima volta nel 1963, non solo portano l’artista all’attenzione di pubblico e critica, nonché di collezionisti internazionali come Ileana e Michael Sonnabend, ma costituiscono la base della successiva ricerca artistica e teorica di Pistoletto. Questa prosegue nel 1964 nella serie dei Plexiglass, che traspone nello spazio fisico la nuova dimensione aperta dai quadri specchianti attraverso un’operazione di trompe l’œil [inganno dell’occhio] prettamente concettuale. Gli Oggetti in meno, realizzati ed esposti all’interno del suo studio nel 1965-66, sono invece un insieme eterogeneo di oggetti pseudo-funzionali, diversi per materiali, forme, ideazione e realizzazione, in cui l’unico principio estetico è la negazione di uno stile artistico riconoscibile. Questi lavori, che esaltano ciò che è marginale ed emarginato trovando il proprio referente in materiali dimessi e di scarto, segnano l’adesione di Pistoletto al movimento artistico dell'Arte Povera, teorizzato da Germano Celant nel 1967. Oltre agli assemblaggi di oggetti di recupero (Orchestra di stracci, La Venere degli stracci, Sfera di giornali, 1968), la ricerca di Pistoletto si allarga ora alla pratica di happening [eventi] e performance [esibizioni] compiuti fuori dei tradizionali spazi espositivi. Queste azioni rappresentano le prime manifestazioni di una “collaborazione creativa” con artisti provenienti da diverse discipline che egli poi sviluppa lavorando con il gruppo teatrale dello Zoo (1968-70). Questa direzione di lavoro, affermata programmaticamente nel Manifesto della collaborazione pubblicato in occasione della 34a Biennale di Venezia del 1968, porta nel 1978 alla nascita di Creative Collaboration: un’esperienza di collaborazione artistica estesa a tutta la città di Atlanta (USA), nella quale Pistoletto coinvolge la propria famiglia, artisti locali, attori e musicisti con i quali aveva già lavorato. Proseguita nel 1979 in Italia con lo spettacolo Anno Uno, realizzato con gli abitanti di Corniglia (Liguria) e andato in scena nel 1981 al Teatro Quirino di Roma. Portando avanti la propria indagine sullo specchio, inteso come estensione fisica e mentale delle capacità conoscitive dell’uomo, nel 1978 Pistoletto intraprende due nuove serie di lavori: Divisione e moltiplicazione dello specchio e L’arte assume la religione. Il primo si basa sulla moltiplicazione infinita di immagini prodotta dalla divisione di uno specchio, le cui due metà siano messe in relazione. Il secondo mira, invece, a porre l’arte – in quanto depositaria di una possibilità pressoché infinita di riflessione, riproduzione e ricreazione della realtà universale – in relazione diretta con la spiritualità, a farne il suo centro motore. In tal senso devono essere interpretate le grandi Sculture in poliuretano rigido nate all’inizio degli anni Ottanta, dove il gigantismo diventa paradosso della monumentalità e il frammento acquista la solennità di forma piena. Al contrario, i volumi amorfi realizzati in materiale anonimo e scuro del ciclo Quarta generazione (1985-89) sono materializzazioni dello spazio in un tempo assoluto, concretizzazioni del vuoto che contiene il tutto. Dopo i lavori in gesso esposti al Museo di Capodimonte a Napoli (Sette Rilievi, 1988), costituiti da grandi lastre appoggiate alle pareti o pendenti dal soffitto come leggeri fogli di carta, Pistoletto abbandona nuovamente la manualità per un’opera fatta di spazio e di tempo, Anno Bianco: un lavoro che dura un anno, il 1989, trattenendo le tracce dei suoi avvenimenti più significativi. Segue nel 1993 una serie eterogenea di opere concepite come oggetti funzionali di un ambiente abitabile, la cui forma ripete la figura di due triangoli che s'intersecano al vertice. L'immagine, che sintetizza il campo visivo dell'osservatore davanti allo specchio e quello del suo riflesso speculare, è identificata dall’artista come il proprio Segno Arte. Nel contempo, attraverso la pubblicazione di un manifesto e l’organizzazione di incontri, manifestazioni e mostre che coinvolgono artisti e rappresentanti di ampi settori della società, nasce Progetto Arte (1994), con il quale Pistoletto pone l’arte al centro di una trasformazione socialmente responsabile e nel 1998 fonda a Biella il centro Cittadellarte-Fondazione Pistoletto allo scopo di fare interagire l’arte in una molteplicità d’interessi culturali e sociali, che comprendono la politica, l’economia, la religione, le comunicazione. Professore all’Accademia di Belle Arti di Vienna dal 1991 al 1999, è nominato Direttore Artistico della Biennale Internazionale Arte Giovane di Torino del 2002 e, nello stesso anno, riceve dalla Presidenza della Repubblica Italiana il Diploma di Benemerito della Cultura e dell’Arte. Nel 2003 è insignito del Leone d’Oro alla Carriera alla 50a Biennale di Venezia, dove presenta il nuovo progetto Love Difference-Movimento Artistico per una Politica InterMediterranea nato nell'aprile del 2002 all’interno di Cittadellarte, per il quale realizza un grande tavolo specchiante a forma di bacino del Mediterraneo, attorno al quale sono sedie provenienti dai paesi che si affacciano sul Mare Mediterraneo. Nel 2004 l'Università di Torino gli conferisce la laurea honoris causa in Scienze Politiche. In tale occasione l'artista illustra la fase più recente del proprio lavoro denominata Terzo Paradiso, in cui traduce in realtà tangibile il Nuovo segno d’Infinito da lui creato nel 2003 per rappresentare la nascita di un nuovo mondo, in cui la contrapposizione tra Paradiso Terrestre retto dalla natura e Paradiso Artificiale governato dalla tecnologia trova una soluzione costruttiva. Nel 2007 riceve a Gerusalemme il Wolf Foundation Prize in Arts per una carriera artistica ed educativa instancabile, che ha contribuito a una nuova comprensione del mondo.