Mimmo Paladino

Nasce a Paduli, in provincia di Benevento, il 18 dicembre 1948. Seguendo le orme dello zio paterno, s’iscrive nel 1964 al Liceo artistico della città natale, dove si diploma nel 1968. Nello stesso anno, presentato dal critico Achille Bonito Oliva, espone per la prima volta alla Galleria d’Arte Carolina di Portici (Napoli) e, nel 1969, allo Studio Oggetto di Enzo Cannaviello a Caserta. Influenzato dal clima concettuale dei primi anni Settanta, incentra inizialmente il proprio lavoro sulla fotografia, che spesso associa al disegno, partecipando nel 1977 alla collettiva Fotografia come analisi al Teatro Godetti di Torino. Contemporaneamente, attraverso l’assidua pratica del disegno avvia una propria personale ricerca, in cui da vita a una complessa iconografia fantastica che affonda le sue radici nella cultura mediterranea. Frutto di tale ricerca è, nel 1977, il grande murale a pastello realizzato nella Galleria di Lucio Amelio a Napoli e la sua presenza alla Triennale Internazionale di Disegno di Breslava. Gli anni compresi tra il 1978 e il 1980 - rappresentati da dipinti monocromatici dalle tinte decise, sui quali campeggiano strutture geometriche - costituiscono un periodo di transizione verso una rinnovata attenzione per la pittura figurativa, il recupero di moduli linguistici tradizionali, la soggettività dell’atto creativo e l’ispirazione alla storia antica e recente. Per questa scelta di campo Achille Bonito Olivo lo invita ad esporre, insieme a Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Sandro Chia e Nicola de Maria, nella sezione Aperto 80 della XXXIX Biennale di Venezia del 1980, che segna l’atto di nascita del movimento della Transavanguardia, volto ad affermare un ritorno dell’arte alla pittura dopo le correnti concettuali, minimaliste e performative del decennio precedente. L’attenzione delle istituzioni pubbliche italiane, ma soprattutto straniere, si manifesta sin dai primi anni ottanta, in seguito alla mostra itinerante ordinata nel 1981 dal Kunstmuseum di Basilea. Data allo stesso periodo la partecipazione a importanti collettive quali: A New Spirit in Paintig alla Royal Academy of Art di Londra e Documenta 7 a Kassel (1981); New Art alla Tate Gallery, sempre a Londra (1983), e An International Survey of Recent Painting and Sculpture al Museum of Modern Art di New York (1984). La ricerca di Paladino evolve rapidamente verso le grandi dimensioni. Forte di un estremo eclettismo linguistico, guarda alla cultura cristiana e alla mitologia classica, all’antico Egitto e al mondo etrusco, all'arte primitiva e alle Avanguardie del ’900, ai quali si sovrappone nel 1982 una componente animistica assimilata durante i numerosi viaggi in Brasile. Sperimentatore di ogni tecnica artistica, Paladino si dedica sia all’incisione sia alla scultura. La prima trova piena espressione dopo 1984 in seguito all’incontro con l’editore Giorgio Upiglio di Milano e nella collaborazione con lo stampatore Alberto Serighelli. La seconda, intrapresa sin dal 1982 [Hortus Conclusus (Giardino Chiuso), bronzo, Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea, Torino] e confermata dalla partecipazione all’esposizione Skulptur in 20. Jahrundert al Kunstmuseum di Basilea (1984), anticipa un serrato dialogo tra pittura e scultura, presto avviato dall’artista con l’introduzione nelle tele di forme modellate e oggetti di recupero, che suggerisce l’assimilazione della lezione dei Combine painting di Robert Rauschenberg, ammirati da Paladino alla Biennale di Venezia nel 1964. Sono forme e oggetti che vanno poi affrancandosi dall’iniziale supporto per vivere autonomamente nella terza dimensione, da sole o all’interno di grandi installazioni basate sull’accostamento di elementi plastici figurativi e scansioni astratte. Nel 1985 la Galerie im Lenbachhaus di Monaco di Baviera organizza la prima mostra antologica dell’artista e dal 1987, dopo le numerose esposizioni nei principali musei europei, americani e in Giappone, il suo lavoro è riconosciuto ufficialmente a livello internazionale, tanto che nel 1988 la XLIII Biennale di Venezia gli dedica una sala all'interno del Padiglione Italia. Sul finire del decennio il suo linguaggio diventa più rigoroso ed essenziale dando vita, con pochi segni, a un’arcaica sacralità che trova eco nella partecipazione alla collettiva Presence Eternity – Traces of the Trascendential in Today’s Art al Martin Gropius-Bau di Berlino (1990). La poliedrica creatività di Paladino si adatta alle più diverse realizzazioni: interventi in chiese, piazze, palazzi e, soprattutto, nel teatro. Dopo il progetto per la chiesa di Gibellina (1987), concepito in collaborazione con l’architetto Roberto Serino, nel 1990 l’artista è invitato dal regista Elio De Capitani e dal direttore della Fondazione Orestiadi, Franco Quadri, a realizzare le scenografie de La sposa di Messina di Friedrich Schiller. Opera per la quale egli crea un grande cavallo in rame [Palazzo Di Lorenzo, Gibellina] e La Montagna del sale, poi riproposta nel 1995 in Piazza del Plebiscito a Napoli. Nel 1991, durante i lavori di allestimento di Hortus Conclusus (1991-92) - un complesso di opere scultoree inserite in una corte recintata dell'ex convento di San Domenico a Benevento destinata a ospitare spettacoli teatrali - conosce il regista Mario Martone, con il quale inaugura il nuovo spazio progettando la scenografia della Veglia, scritta da Giuseppe Conte e musicata da Pasquale Scialò. In uno scambio continuo tra arti visive e teatro diverse sue installazioni diventano allestimenti scenici e viceversa, come avviene per i Dormienti [Poggibonsi, Fonte delle Fate]: uno stuolo di quaranta coccodrilli e quaranta figure in terracotta stese a terra, nato nel 1998 nell’ambito dell'iniziativa Arte all'Arte, curata quell’anno da Angela Vattese e Florian Matzner. Presentato nel 1999 alla Round House di Londra con l’intervento musicale di Brian Eno, il lavoro è riproposto nel 2002 come scenografia per il Tancredi di Giacomo Rossini, rappresentato al Teatro S. Carlo di Napoli con la regia di Roberto Andò, e nel 2004 per il concerto di Lucio Dalla a Benevento. A partire dal suo coinvolgimento nello spettacolo Co’Stell’Azioni del regista Enzo Moscato (1995), Paladino mette in atto un’invasione pressoché totale dello spazio teatrale, come testimonia l’allestimento dell’Edipo Re diretto da Mario Martone al Teatro Argentina di Roma nel 2000, per il quale vince il premio UBU per scenografia. Questa logica invasiva si ripete nel 2001 nelle 350 teste in ottone che pendono dal soffitto e occupano palco e platea nella messa in scena, in Palazzo Fuga a Napoli, di Sull'ordine e disordine dell'ex Macello pubblico, recital di condannati a morte, dalla rivoluzione francese all'Olocausto, diretto dallo stesso Moscato. Risale agli stessi anni l’intervento nella fermata Salvator Rosa della metropolitana partenopea, realizzato nel 2001 su progetto dell’Atelier Mendini. Primo artista contemporaneo italiano a tenere una mostra in Cina, alla Galleria Nazionale delle Belle Arti di Pechino (1994), nel 2003 Paladino è scelto per rappresentare l'arte italiana durante la presidenza italiana a Bruxelles e una sua scultura equestre, Zenith (2003), è collocata nella piazza della sede del Parlamento europeo. L’anno successivo, nell'ambito del progetto Terrae Motus alla Reggia di Caserta, che raccoglie la collezione del gallerista napoletano Lucio Amelio, Rudi Fuchs cura una mostra di lavori recenti di Paladino. Tra le opere presenti in mostra è Omaggio a Joseph Beuys [2004], un’opera in ceramica frutto dell’esperienza maturata dall’artista in questo campo attraverso la collaborazione con la Bottega d'Arte Ceramica Gatti di Faenza avviata nel 1993. Dopo gli allestimenti scenici dell’Edipo a Colono diretto da Martone al Teatro India di Roma (2003), per il quale ottiene di nuovo il premio UBU, e del Fidelio diretto al Teatro S. Carlo di Napoli da Toni Servillo (2005), Paladino è impegnato nella preparazione di nuove mostre personali, tra le quali si ricordano quella ospitata a Ca’ Pesaro in occasione della LI Biennale di Venezia (2005), dove espone terrecotte di grande formato, e quella ordinata dal Museo Nazionale di Capodimonte a Napoli dedicata a Don Chisciotte. La figura dell’hidalgo ispira nel 2006 all’artista il suo primo lungometraggio, Quijote, liberamente tratto dal romanzo di Cervantes. Contemporaneamente, interessato a dialogare con l’architettura e a confrontarsi con una dimensione urbana, Paladino partecipa a diversi progetti d’intervento sul territorio. Nel 2006 porta a termine una grande opera musiva ispirata a temi, colori e tecniche dell'antica Roma e destinata al Museo dell'Ara Pacis progettato dall'architetto americano Richard Meyer. Nello stesso anno realizza in terracotta la Via Crucis per la nuova chiesa del Santo Volto di Gesù in via della Magliana a Roma e inaugura a Vinci la piazza antistante il Museo Leonardiano, che riconfigura per mezzo di un reticolo scomposto di piani geometrici di lastre di cardoso decorate a mosaico. Vive tra Pauli e Milano.