CASAMADRE - Carta | Opening 16 maggio 2024
ARIENTI | BIANCHI | CLEMENTE | KAPOOR | KOUNELLIS | NUNZIO | PALADINO | RUFFO
Opening 16 Maggio - Ore 19.00
non c’è supporto più leggero, fragile, anzi friabile della carta. è vero che l’opera d’arte nell’epoca moderna della sua infinita riproducibilità ha escogitato altri sistemi per rendersi tanto imprecisa e fluida da svanire nel poco o nel nulla di processi e concetti artificiosi. disegnare e dipingere su carta resta però il modo più antico di eludere le certezze delle forme e dei significati lasciando tracce seppure imprecise e variabili del corpo che le ha impresse. la vita della carta e di tutto ciò che trattiene in sé è destinata a mutare nel tempo, crescendo, sfumando, cambiando colori e spessori come succede a ogni organismo in contatto con gli altri. sin dall’origine, la carta, il foglio della pianta su cui si scrive, si comunica, s’interpreta, è nell’essenza materia vivente che partecipa dei gesti e dei pensieri che l’attraverso, la plasmano e la mettono al mondo dell’immagine. l’opera su carta è il luogo umano in cui l’arte è ancora vicina al suo essere di linguaggio che è anche mano, respiro, sussulto. perciò una mostra di opere su carta è una cartografia immaginaria per quanto piccola e limitata delle conoscenze, delle pulsioni e dei sentimenti che simboleggiano il territorio artistico sul quale ciascuno di noi, se vuole, può muoversi da un punto all’altro con passo lento o veloce o restare fermo dov’è. l’apriori del linguaggio come costruzione storica che cresce, si tramanda, si modifica e si deforma a contatto con il divenire della vita è già nella grana bianca e porosa della carta sottoposta al graffio della matita che incide, al fumo del carbone che si spande, all’acqua del pennello che scivola, al retino della fotografia che si stende. che sia astratto o figurativo, puro segno o intenso colore, inchiostro nero sgocciolante o trasparenze e fluttuazioni, disegno accurato o fotografia denaturata, il lavoro del linguaggio sulla carta è un modo di rappresentare il mondo sotto forma di relazioni transitorie: colpi d’occhio, desideri fugaci, associazioni improvvise, qualche volta pensieri e ricordi che viaggiano insieme. se ciascuno degli artisti qui presenti dialoga con gli altri ma non fa che girare intorno a sé stesso a- prendo e chiudendo la scatola dei suoi attrezzi mentali, noi che invece desideriamo vedere di più e incrociare le traiettorie che sembrano fuggire lontano dobbiamo provare a congiungere i punti che appaiono più distanti. in una mostra collettiva tocca sempre allo spettatore tirare i fili per trovare connessioni, amicizie, filiazioni: e quando si tratta di opere su carta dove tutto viene deciso senza troppo tempo per pensare, a contatto con superfici che s’impregnano subito, il punto di contatto, quello che possiamo chiamare il comune sentire, è forse proprio nell’esperienza condivisa da tutti, artisti e spettatori, del non potersi sottrarre alle cose che accadono, agli errori, agli incroci inaspettati, alle somiglianze negate e ai conflitti cercati o evitati. il linguaggio dell’arte all’origine è carta uso mano che s’imbeve di vita per ricadere in terra come fogli che vanno uno sull’altro, coprendosi e scoprendosi, cancellandosi e ritrovandosi, incontrandosi e perdendosi nel tempo indefinito della storia umana.