JEFF KOONS

Annali delle Arti

06.06.2003 - 15.09.2003

a cura di Mario Codognato |Elena Geuna
Annali delle Arti

JEFF KOONS

Nell’ambito del progetto della Regione Campania Annali delle Arti, ideato e diretto da Achille Bonito Oliva, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli accoglie l’antologica di Jeff Koons [York, Pennsylvania, 1955] curata da Mario Codognato ed Elena Geuna. Prima personale dell’artista americano ospitata in un museo italiano, la mostra abbraccia vent’anni di attività di uno dei maggiori protagonisti dell’arte contemporanea internazionale: dalle aspirapolveri Hooner in teche di plexiglas illuminate (1981-87, courtesy Antony d’Offray, Londra) alla riproduzione in lucido acciaio inossidabile di status symbol (Luxury and degradation), stereotipi iconografici (Statuary) o “immagini da souvenir” in materiali pregiati (Banality): cicli preparatori alla concezione di Rabbit (1986, Sonnabend Collection). Sua vera e propria icona, quest’opera apre la strada alla ricerca degli anni novanta, ispirata all’idea di una “felicità a portata di mano” e tutta giocata sull’immaginario infantile della civiltà tecnologica. Seguono le serie Celebration, Easyfun e Easyfun Ethereal, tutte documentate dalla mostra napoletana. Quest’ultima, avviata nel 2001, è costituita da dipinti nei quali Koons affronta una strategia di marketing ricorrente, che associa o sostituisce fino a confonderli immaginario infantile e mondo reale per suscitare desideri artificiali.
Erede del movimento Dada e dello spirito della pop art, Koons compie una completa fusione tra linguaggio artistico e cultura popolare, tra vita e arte. Negli anni ottanta la sua ricerca è stata alternativamente definita neo-geo [da new geomertic conceptualism o nuovo concettualismo geometrico] e neo-pop, per il ricorso ad assemblaggi di reali prodotti commerciali presentati come opere d’arte senza tempo. Originali e innovativi sono però – rispetto a tali contesti – sia il metodo sia gli strumenti adottati per confrontarsi con il materialismo dell’Occidente ricco. Lontano dal criticarne l’eccessivo o forzato consumismo, al contrario Koons ne esalta il valore artistico, usando per i suoi lavori le stesse forme di comunicazione del marketing, della pubblicità e dei mass media. A detta dello stesso artista, il suo lavoro non ha altre componenti estetiche oltre l’estetica della comunicazione stessa. Perseguendo il fine di comunicare con un pubblico quanto più ampio e diversificato possibile, Koons ricerca la creazione di “un’opera per tutti”, che sia immediatamente comprensibile, perché priva di intellettualismi o significati reconditi.